
Questa è un’area della vecchia casa dei miei nonni.
Questa porticina era l’ingresso del laboratorio da calzolaio di mio bis nonno.
Lì dentro lavorava e aggiustava scarpe e ciabatte.
A casa dei miei genitori c’è una bellissima foto che lo ritrae lì dentro con in mano una ciabatta di legno e un attrezzo del mestiere, una lente dell’occhiale scheggiata e una sorta di coppolina in testa.
Lì dentro nonno Maurizio faceva l’artigiano.
Di questo non ho ricordo perché – quando ero piccola – suo figlio, nonno Parot, ci teneva gli sci e le altre attrezzature per il fondo.
Ma non due paia: una marea di sci.
Nonno Parot è stato uno degli allenatori storici dello sci club Valle Ellero e li poneva gli sci che venivano regalati o vinti per poi darli a chi ne aveva semplicemente bisogno.
Ricordo ancora quando mi portava lì sotto con lui: il suono della chiave di ferro e il cigolio di quella porta – di cui amavo toccare la testa liscia dei chiodi che tenevano le assi ferme.
La flebile lucina che cercava di aiutare la vista ad adattarsi al sémi buio, l’odore di pellame che respiravo fino in fondo.
E lì nonno mi mostrava un sacco di cose e raccontava della bottega da calzolaio.
Ed io sognavo ad occhi aperti tanto che riuscivo a vedere tutto.
Ci credete che quando passo li davanti sento ancora quel profumo?
A voi capita? Raccontate. . . .

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